Treviso

Treviso – Veduta

Treviso, è un comune italiano di 84 954 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia in Veneto.

Il comune è il quinto della regione per popolazione ma la sua area urbana conta circa 200.000 abitanti[2]. La città dista circa 30 km dal capoluogo regionale, Venezia.

Il cuore della città: piazza dei Signori con il palazzo dei Trecento sulla destra; in secondo piano il palazzo del Podestà con la torre civica.

Geografia fisica

Il Lungosile Mattei in città

« e dove Sile e Cagnan s’accompagna »
(Dante AlighieriDivina CommediaParadiso, IX, v. 49)

Territorio

La città sorge sulla bassa pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche: numerose sono le sorgenti risorgive, localmente dette fontanassi. Entro lo stesso territorio comunale nascono numerosi fiumi di risorgiva dei quali il più importante è il Botteniga. Quest’ultimo, dopo aver ricevuto le acque di Pegorile e Piavesella, oltrepassa le mura all’altezza del Ponte de Pria e si divide poi nei diversi rami, detti cagnani (Cagnan GrandeBuranelliRoggia), che tanto caratterizzano il centro storico. Un altro, più modesto corso d’acqua risorgiva, nasce all’interno della cinta muraria, il Cantarane (0,447 km, in gran parte interrato). Corso d’acqua principale è comunque il Sile, il fiume di risorgiva più lungo d’Italia e d’Europa, che dopo aver lambito le mura meridionali, riceve le acque dei cagnani del Botteniga. Altri fiumi rilevanti, tutti affluenti del Sile, sono lo Storga, il Limbraga (da sinistra) e il Dosson (da destra).

La città poggia su un terreno composto di materiali fini e limoso-sabbiosi. La distribuzione dei vari livelli stratigrafici è molto irregolare a causa delle frequenti divagazioni e variazioni di corso subite dai fiumi durante l’ultima era geologica.

L’altitudine minima è di 6 m s.l.m. e si riscontra all’estremità sudorientale del territorio comunale, in località Sant’Antonino; di contro, il punto di massima, 31 m s.l.m., corrisponde all’estremità nordoccidentale, nei pressi di Santa Bona. Il municipio, Ca’ Sugana, si trova invece a 15 m s.l.m.

Per quanto riguarda il rischio sismico, Treviso è classificata nella zona 3, ovvero a bassa sismicità.

Clima

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Treviso Sant’Angelo e Stazione meteorologica di Treviso Istrana.

Il clima di Treviso è di tipo subcontinentale, presentando caratteristiche analoghe a quanto riscontrato in generale nella pianura Padano-Veneta, pur con le dovute e molteplici variazioni microclimatiche a seconda delle zone. Gli inverni sono moderatamente freddi e le estati calde ed afose. La media delle temperature minime nel trimestre invernale è inferiore allo zero, con frequenti gelate, specie nei periodi di stabilità atmosferica con cielo sereno. In tali situazioni, e soprattutto dopo avvezioni di masse d’ aria gelida le temperature minime possono scendere di diversi gradi al di sotto dello zero. Non mancano gli episodi nebbiosi, talvolta persistenti per tutto il giorno, segnatamente nelle aree a sud del Centro Storico. La neve a Treviso non è certo un fenomeno raro, dato che di solito si presenta, con o senza accumulo nella maggior parte delle stagioni invernali, anche se la pianura trevigiana è solitamente meno nevosa rispetto ad altre aree della pianura Veneta, come ad esempio il Vicentino dove per questioni orografiche lo strato al suolo di aria fredda nelle fasi perturbate tende a resistere più a lungo. Le estati sono calde ed afose, con un evidente fenomeno di “isola di calore” che specie in certi periodi affligge il Centro Storico. Durante le fasi caratterizzate dalla presenza dell’ Anticiclone Subtropicale, che negli ultimi 15 anni si presentano praticamente ad ogni stagione estiva, durante le ore notturne il caldo nell’ area all’ interno delle Mura può essere consistente e determinare valori di temperatura superiori anche di 4-5 gradi rispetto alle zone periferiche. Durante l’ estate le fasi calde possono essere bruscamente interrotte da infiltrazioni di aria fresca che spesso causano fenomeni anche violenti, con grandinate e downburst. Le precipitazioni medie annue superano i 900 mm e i valori massimi si riscontrano in autunno ed in primavera.

Origini del nome

La prima menzione di Treviso, seppur indiretta, compare nel III libro della Naturalis historia di Plinio il Vecchio in cui è citato il «Fluvius Silis ex montibus Tarvisanis». Bisognerà aspettare il De vita sancti Martini di Venanzio Fortunato per avere una prima citazione del toponimo «Tarvisus», seguito, poco dopo, dall’Anonimo Ravennate con «Trabision». Numerosi sono poi i riferimenti nell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono: «Tribicium seu Tarbision», «apud Tarvisium» ecc.

L’ipotesi più probabile è che Tarvisium, scomponibile in Tarv-is-ium, sia di origine celtica: si riconoscono infatti tarvos “toro” e la formante -is- tipica dei toponimi gallici[3].

Storia

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Treviso.

Le origini e l’epoca romana

Mosaici del IV secolo in via Canoniche

Villaggio paleoveneto sorto in epoca pre-romana su tre alture poste nei pressi di un’ansa del Sile, in un territorio ricchissimo di risorse idriche, l’antica Tarvisium divenne municipio all’indomani della sottomissione della Gallia Cisalpina da parte dei Romani[4]. La vicinanza ad alcune importanti arterie, come la strada Postumia, e le stesse vie d’acqua, ne fecero sin dai tempi più antichi un vivace centro commerciale della Venetia et Histria[5][6].

L’età barbarica e l’alto Medioevo

La decadenza del tardo periodo romano dal 284 al 476 si fece sentire anche a Treviso benché, all’indomani della caduta dell’Impero romano d’Occidente e durante il regno di Teodorico, la città fosse ancora un centro annonario di prim’ordine[7]. Contesa nel corso del VI secolo tra Ostrogoti e Bizantini, secondo la tradizione la città diede i natali a Totila, glorioso capo militare germanico che vinse i Bizantini proprio alle porte di Treviso[8].

Conquistata dai Longobardi, fu eretta a sede di uno dei trentasei ducati del regno e venne dotata di un’importantissima zecca[9][10]. Quest’ultima continuò a fiorire anche sotto i Carolingi (sotto i quali il locale vescovo ebbe il titolo di conte), e ancora sotto la Serenissima vi si coniava il bagattino[11].

L’età comunale

Fu tuttavia con la rinascita dell’Anno Mille che Treviso, datasi statuti comunali e vinto l’imperatore Federico Barbarossa accanto alle città delle leghe Veronese e Lombarda, conobbe un notevole sviluppo, ampliandosi nelle dimensioni ed arricchendosi di monumenti e palazzi, che le valsero il soprannome di urbs picta. Il vivere trevigiano divenne sinonimo di vita gaudente e la città si animava di feste e celebrazioni, quali quella del Castello d’Amore. Citata da Dante Alighieri che vi trascorse parte del suo esilio e da Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo, la città crebbe ulteriormente in ricchezza e fasto per tutto il XII e XIII secolo dotandosi di una delle prime Università (1321) e contendendo alle limitrofe Padova e Verona il ruolo di città principe di quella che, al tempo, veniva chiamata Marca Trivigiana intendendo con l’espressione buona parte dell’attuale Veneto[12].

Dalla Signoria alla Repubblica Veneta

In modo analogo alle principali città del Nord Italia, anche Treviso assistette alla crisi del governo comunale ed il successivo passaggio alla signoria. Bisogna tener conto, comunque, che sin dagli inizi il potere era di fatto in mano ad una ristretta oligarchia aristocratica, tra cui spiccavano alcune famiglie quali i Tempesta.

La prima casata ad impossessarsi di Treviso fu quella degli Ezzelini, che signoreggiarono tra il 1237 ed il 1260 con le figure di Ezzelino III e Alberico. La città fu quindi preda di nuove lotte intestine tra i Guelfi filopapali ed i Ghibellini, sostenitori di un riavvicinamento all’Impero, tanto che solo nel 1283, a seguito della vittoria dei primi, si assistette ad una decisa ripresa economica e culturale che durera’ fino al 1312[13].

Della tormentata situazione politica trevigiana di inizio ‘300, dominata dai Collalto e dai Da Camino, si interesso’ anche Dante Alighieri, il quale dedico’ a Treviso il celebre verso n. 47 del canto IX del Paradiso: ” e dove Sile e Cagnan s’accompagna / tal signoreggia e va con la testa alta, / che gia’ per lui carpir si fa la ragna “. Con queste parole Dante allude a Rizzardo II da Camino, subentrato nel 1306 al padre Gherardo da Camino nella carica di capitano generale di Treviso, e ritenuto di atteggiamento borioso dal sommo poeta. Quest’ultimo verra’ assassinato nel 1312 mentre giocava a scacchi in veranda[14].

Segui’ per la Marca un periodo di guerre e saccheggi che iniziarono nel 1329 e continuarono fino al 1388[15]. La città venne infatti occupata per circa un decennio anche dagli Scaligeri (13291339), e nel 1339 si diede spontaneamente alla Serenissima, andandone a costituire il primo possedimento in terraferma. Treviso fu tuttavia coinvolta nelle guerre per il primato sulla penisola italiana: la città fu quindi retta per un breve periodo dal duca d’Austria tra il 1381 ed il 1384 per passare, nel 1384 e fino al 1388, ai da Carrara.

Solo da allora la città tornò definitivamente alla Repubblica di Venezia[16].

Tratto delle Mura cittadine

Il periodo veneziano

Finalmente sotto Venezia, Treviso poté godere di un lungo periodo di stabilità e relativo benessere, salvo la parentesi della Guerra della Lega di Cambrai, che vide la costruzione delle attuali fortificazioni (1509), e l’assedio imperiale e francese, tolto nel 1511[17].

Il periodo postunitario e le due guerre

Il 21 ottobre 1866, nelle Province Venete si tenne il plebiscito di annessione al Regno d’Italia: a Treviso prevalsero nettamente i “sì” (i “no” furono soltanto due).

Nel corso dell’Ottocentosi installarono in città famiglie della borghesia imprenditoriale, di origine «foresta»[senza fonte]che diedero il primo impulso alle industrie locali e al processo di inurbamento della popolazione contadina. Alla fine del secolo la povertà nelle campagne era dilagante: la pellagra era all’ordine del giorno e molti ne soffrivano fino ad ammalarsi di mente (la cosiddetta “follia pellagrosa” che causava allucinazioni e deliri); proprio per far fronte a queste difficoltà venne costruito a Treviso il nuovo ospedale psichiatrico provinciale, il Sant’Artemio[18]. A causa di questa difficile situazione economica molti proletari cercarono fortuna altrove, in particolare in Brasile[19][20].

Durante la prima guerra mondiale, Treviso, «città di retrovia», subì diversi bombardamenti aerei da parte degli austriaci. A causa della ritirata di Caporetto, la provincia risultò tagliata in due e migliaia di profughi trevigiani furono evacuati e sparsi in tutta la penisola. A partire dal 1916, come sistema difensivo della città, venne costruito un campo trincerato. La ricostruzione e gli ambiziosi progetti urbanistici avviati in seguito, durante il ventennio, cambiarono in parte l’aspetto della città.

Nei primi anni dopo la marcia su Roma, il potere locale restò in mano a personale prefascista. I movimenti cattolici (leghe bianche e cooperative), in precedenza molto forti, furono sciolti. Nel 1938 Benito Mussolini visitò la città.

I primi anni della seconda guerra mondiale furono determinanti per lo sviluppo a Treviso, nodo ferroviario molto importante verso l’est, del settore terziario: proprio per questo, il 7 aprile 1944, la città fu pesantemente bombardata dall’aviazione statunitense (Bombardamento di Treviso). Il 29 aprile 1945 entrarono in Treviso le prime truppe alleate, accolte dai partigiani che, dopo l’8 settembre 1943, operarono in clandestinità anche nel trevigiano.

Palazzo Ca’ Sugana, municipio di Treviso

Età repubblicana

Dopo la caduta della Repubblica Sociale Italiana, la Chiesa tornava ad essere l’interlocutrice e la moderatrice della società trevigiana. Durante i primi anni di governo della Democrazia Cristiana furono ricostruiti i più importanti edifici storici distrutti dal bombardamento, venne inoltre migliorata la viabilità e costruiti numerosi alloggi per i senzatetto[21].

Negli anni ottanta e novanta, nella provincia di Treviso, grazie alle sue fabbriche, spesso di piccole dimensioni, scoppiò il boom economico che la portò, in pochissimi anni, da zona economica depressa a una delle realtà economicamente più vivaci dell’Italia. In quegli anni un nuovo soggetto politico appare nella scena veneta, la Lega Nord: nel 1994, dopo anni di amministrazione democristiana, viene eletto sindaco Giancarlo Gentilini, soprannominato “lo Sceriffo”.

Negli anni duemila nuove problematiche si affacciano nella società trevigiana: la microcriminalità, la sicurezza sociale, il precariato, l’inquinamento da polveri sottili nel periodo invernale, la speculazione edilizia. Nel 2013, dopo essere stata amministrata dalla Lega Nord per circa vent’anni, la città ha eletto per la prima volta una giunta di centro-sinistra, scegliendo come sindaco l’avvocato Giovanni Manildo (Partito Democratico).

Alle elezioni comunali del giugno 2018 la città torna ad essere amministrata dalla Lega Nord , eleggendo Mario Conte nuovo sindaco.

Simboli

Stemma della città di Treviso

Nell’articolo 6 dello Statuto Comunale così è descritto lo stemma comunale:

« Scudo di rosso alla croce d’argento accantonata in capo da due stelle del secondo, di otto raggi, circondato da due rami di quercia e d’alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali. »

Nell’araldica civica italiana, la croce è tipica delle città aderenti al partito guelfo; il metallo argento è di gusto francese perché furono i crociati Francesi ad adottare la croce argentata per distinguersi; le stelle sembrano senza significato se non quello di semplice ornamento di gusto araldico medievale[22].

Il vessillo è costituito da una bandiera bianca e azzurra con lo stemma comunale al centro.

Treviso ha pure un proprio sigillo di forma ovale nel quale è rappresentata una città turrita e riportate le scritte “Tarvisium” e “Monti, musoni, ponto, dominorque Naoni“. Il verso leonino rimanda agli antichi domini della città, che avevano come confini le Prealpi Bellunesi, il fiume Muson, il mare della Laguna Veneta e il fiume Noncello.

Onorificenze

La città di Treviso è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione: è stata infatti insignita della medaglia d’oro il 13 aprile 1948 per i sacrifici sofferti dalle popolazioni e per l’attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale con la seguente motivazione:

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare
«Fiera delle sue tradizioni di libertà che già ne fecero centro attivissimo del Risorgimento Nazionale; supremo baluardo della Patria sulle rive del Piave nella guerra 1915 – 1918; sollevò dalle sventure dell’8 settembre 1943 la fiaccola della resistenza; eccitò alla lotta contro il tedesco invasore; organizzò le prime schiere armate della pianura e della montagna; fu per tutto il periodo della dominazione straniera, l’anima di una resistenza indomabile di popolo e di brigate partigiane, spiegando energie combattive e capacità direttive in tutta la regione veneta. Dilaniata nelle carni dei suoi figli caduti davanti ai plotoni d’esecuzione nemici; distrutta nei suoi edifici; bagnata nelle sue piazze dal sangue di vittime innocenti, lasciò alla storia d’Italia 248 caduti e 144 feriti partigiani; 10.261 internati e deportati politici; 1600 uccisi e 350 feriti per bombardamenti e il ricordo delle epiche gesta della sua insurrezione, allorché il popolo, accorso tra le rovine di 3783 case distrutte, combatté al fianco dei partigiani, unito a loro in un unico slancio di fede e di libertà[23]
— Settembre 1943 – aprile 1945
Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria Titolo di Città
«In quanto facente parte delle 9 Città Regie della Venezia, costituite con Patente I.R. nel 1815 nel Regno Lombardo-Veneto»
— Vienna, 7 aprile 1815 – l’Imperatore d’Austria Francesco I

Monumenti e luoghi d’interesse

Via Calmaggiore, cuore della Città

Architetture religiose

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese di Treviso.

La città di Treviso, legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l’ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea.

  • Chiesa di San Francesco, un gruppo di frati francescani, inviati da Francesco stesso, giunse a Treviso nel 1216 e prese sede nella zona oltre il Cagnan Grande, presso un oratorio dedicato alla Madonna. La comunità divenne presto numerosa tanto che nel 1231 cominciarono i lavori di costruzione di una nuova chiesa e del convento, ultimati nel 1270. Nel 1806, a seguito della soppressione napoleonica, gli edifici furono adibiti a scopi militari, finché nel 1928 non vennero restaurati e riaperti al culto. L’architettura è di transizione tra il romanico e il primo gotico. L’interno ha un’unica navata e cinque cappelle laterali. All’interno si possono vedere le tombe di un figlio di Dante Alighieri e della figlia di Francesco Petrarca.

Le absidi della Chiesa di San Nicolò

  • Chiesa di San Nicolò, costruita all’inizio del XIV secolo dai Domenicani grazie ai 70.000 fiorini lasciati dal papa trevigiano Benedetto XI, è la chiesa più grande della città, superando anche il Duomo. Nel complesso conventuale annesso, oggi sede del Seminario vescovile, è conservato un importante ciclo di affreschi di Tomaso da Modena. Degne di nota sono le raffigurazioni di Ugo di Saint-Cher e Nicolò di Rouen, ritenute le prime opere pittoriche a riportare rispettivamente degli occhiali e una lente d’ingrandimento.

Altre chiese

Chiese sconsacrate

Le Canoniche

Veduta: a sinistra le Canoniche Vecchie, a destra le Canoniche Nuove.

Il complesso delle Canoniche della Cattedrale sorge a sud-est del Duomo di Treviso. Le Canoniche Vecchie ospitano attualmente il Museo Diocesano di Arte Sacra, nelle Canoniche Nuove trova posto la Biblioteca capitolare di Treviso.

Il complesso degli edifici di cui fanno parte le Canoniche Vecchie e Nuove è tra i più antichi della città e si trova in un’area in cui, si tramanda, sorgeva il teatro della Tarvisium romana. Numerosi sono i reperti rinvenuti: la testimonianza più importante è certo la pavimentazione musiva del IV secolo visibile in via Canoniche.

Architetture civili

Piazza dei Signori e Palazzo dei Trecento, sede del consiglio comunale cittadino

  • Piazza dei Signori e Palazzo dei Trecento, la piazza costituisce il cuore della città e suo centro culturale, storico e sociale. A est della piazza si trova il Palazzo dei Trecento o della Ragione, costruzione nel XII secolo, già sede del Maggior Consiglio. Una cicatrice sulle pareti esterne del palazzo ricorda gli importanti danni subiti nel 1944, durante il bombardamento di Treviso. A nord sorgono invece il Palazzo del Podestà (fine XV secolo, facciata rimaneggiata a più riprese fino al XIX secolo) e la caratteristica Torre Civica, che con 48 metri di altezza è la più alta tra le torri della città. Poco distante dal palazzo, all’inizio di via Calmaggiore, era collocata un tempo la Fontana delle tette, poi rimossa ed attualmente conservata sotto la loggia del Palazzo dei Trecento.
  • Monte di Pietà e Cappella dei Rettori, l’antica sede del Monte di Pietà si trova nell’omonima piazza, dietro al Palazzo del Podestà. Già sede del trecentesco Monte dei Pegni, il palazzo fu ricostruito nel 1462, anno in cui i Francescani proposero l’istituzione del Monte di Pietà, che venne ufficialmente fondata nel 1496 grazie all’interessamento del vescovo Nicolò Franco. All’inizio del XVI secolo l’edificio fu ingrandito, andando ad inglobare l’odierna chiesa di Santa Lucia e, successivamente (1561), la chiesa di San Vito. Gli ultimi interventi si ebbero nel Settecento, sicché attualmente il palazzo e le due chiese si presentano come un unico complesso con tanto di porticato in comune. A partire dall’inizio del XIX secolo, l’istituzione incominciò ad essere malvista dalle autorità francesi prima e austriache poi. Per le pesanti imposte, il Monte di Pietà abbandonò il progetto di ulteriori ampliamenti e, anzi, ridusse notevolmente la sua attività, tant’è che, nel 1822, veniva convertito in cassa di risparmio (la futura Cassamarca). All’interno si trova la cappella dei Rettori, pregevole ambiente che conserva affreschi del Fiumicelli, tele del Pozzoserrato e cuoi di Cordova. Il tema delle decorazioni alludono al soccorso e all’indulgenza. Dal dicembre 2004 il Monte di Pietà è stato acquistato dalla Fondazione Cassamarca. Attualmente ospita uffici di UniCredit e alcuni esercizi pubblici[26][27].
  • Loggia dei Cavalieri, simbolo del potere politico assunto da nobili e cavalieri nel periodo del Libero Comune, la Loggia dei Cavalieri è un esempio di romanico trevigiano con influssi dell’eleganza bizantina. Fu costruita sotto la podesteria di Giacomo da Perugia (1276) come luogo di convegni, conversazioni, giochi.
  • Le Torri di Treviso risalgono, nel loro impianto generale, al medioevo.
  • Monumento ai caduti di tutte le guerre, denominato “Gloria” costituisce un simbolo importante della storia di Treviso. Sorge in Piazza della Vittoria nel centro storico di Treviso, è stato inaugurato nel 1931 alla presenza del re ed è stato voluto per rendere onore al sacrificio della città nell’ultima fase della Grande Guerra.
  • Piazza Rinaldi, deve il proprio nome ai tre palazzi che vi si affacciano, nei secoli residenze della famiglia Rinaldi. Il più antico risale al duecento, quando la famiglia, sfuggita al Barbarossa, era appena giunta a Treviso. Il secondo palazzo, decorato con curiosi archi ogivali inflessi in una loggia al primo piano, è di epoca quattrocentesca. Il terzo e ultimo palazzo fu costruito nel XVIII secolo. Nella piazza vi era una “stazione di posta”. All’inizio del Novecento divenne luogo di mercato e di incontro.

A partire dall’anno 2016 Piazza Rinaldi, oggetto di un restyling con la piantumazione di tre alberi di quercia, è divenuta pedonale.

  • Ponte de Pria, (ponte di pietra) è un ponte addossato alle mura, nel luogo in cui il Botteniga entra in città e si divide nei diversi cagnani. Qui vi sono delle chiuse, ideate da fra’ Giocondo per inondare i dintorni di Treviso a scopo difensivo.
  • Quartiere Latino, presso la confluenza tra Sile e Cagnan Grande, realizzato dall’architetto Paolo Portoghesi restaurando l’ex ospedale di Santa Maria dei Battuti (altrimenti detto di San Leonardo), ospita assieme all’ex Distretto Militare il polo universitario cittadino.
  • Villaggio Eden, la costruzione di questo villaggio operaio è stata voluta, all’inizio del Novecento, dall’industriale Graziano Appiani con l’intenzione di realizzare un progetto urbanistico e sociale a favore dei moltissimi lavoratori che si trasferivano in città dalle campagne e dai paesi vicini per lavorare nella sua azienda, la Fabbrica laterizi e fornaci Sistema Privilegiato della Ditta Appiani & C. L’ambizioso progetto, finalizzato a dare concreta applicazione alle idee dell’economista e sociologo Giuseppe Toniolo, si concretizzò in diverse decine di unità abitative per i dipendenti dell’Appiani, nell’Eden Teatro, in un caffè ristoratore, una stand per il tiro al piccione e uno spaccio-distilleria. Recentemente in quella zona è sorta l’Area Appiani dell’architetto ticinese Mario Botta ispirata ai borghi medievali italiani.

    Riviera Garibaldi, vista dell’ex-ospedale e del ponte dell’Università

Piazza delle Istituzioni – “area Appiani”, progetto di Mario Botta

Palazzi di Treviso

Architetture militari

Il centro storico è ancora parzialmente racchiuso dalla cinta muraria costruita nel 1509 in vista della guerra della Repubblica di Venezia contro la lega di Cambrai. Oltre alla costruzione di imponenti mura bastionate e la deviazione di parte del fiume Botteniga, il progetto del frate Giovanni Giocondo, cui il Consiglio dei Dieci aveva affidato le opere di fortificazione, comportò anche l’abbattimento di diversi edifici, tra i quali parte dell’antico santuario di Santa Maria Maggiore[28].

Alle tre porte monumentali di seguito citate si aggiunsero, nella seconda metà del XX secolo, numerosi varchi.

  • Porta San Tommaso, la più maestosa delle tre porte, fu eretta nel 1518 dal podestà Paolo Nani (doveva infatti chiamarsi “porta Nana” ed è sovrastata da una statua raffigurante San Paolo) su progetto, forse, di Guglielmo Bergamasco. Il nome rimanda a una vicina chiesa dedicata a San Tommaso di Canterbury, oggi distrutta. Interamente rivestita da elementi decorativi in pietra d’Istria, riprende lo schema degli archi trionfali classici.
  • Porta Santi Quaranta, garantiva l’accesso da Ovest, è intitolata ai Quaranta martiri di Sebaste, soldati cristiani che, durante la persecuzione di Licinio in Armenia, si rifiutarono di onorare degli idoli e furono per questo puniti con l’assideramento e il rogo. In periodo risorgimentale la porta assunse il nome di Porta Cavour (la strada che dalla Porta va verso piazza dei Signori, si chiama tuttora “Borgo Cavour”), per poi tornare all’originaria denominazione. La costruzione è a pianta quadrata e la facciata, in pietra d’Istria, con tre archi di cui quello centrale più ampio sopra il quale spicca il leone marciano.
  • Porta Altinia, il nome della porta, che si rivolge a levante è legato alla città romana di Altino, dalla quale si poteva giungere attraverso l’attuale provinciale “Jesolana”. Fu realizzata nel 1514 accanto a una precedente porta medievale di cui sussistono le volte. Il suo aspetto, con mattoni a vista e poche decorazioni in pietra, è decisamente più sobrio rispetto alle altre due porte. La parte superiore è sagomata a mo’ di torrione con ampi finestroni sulle facciate interna ed esterna, mentre i fronti laterali presentano ancora i fori delle cannoniere.

Il Monumento ai Caduti, “Gloria” di Arturo Stagliano, in Piazza della Vittoria

Canali

Talvolta chiamata “la piccola Venezia”, Treviso è bagnata da diversi canali, tutti originati dalla divisione in rami (detti “cagnani“) del Botteniga. Il fiume entra in città passando sotto il “Ponte de Pria” (Ponte di Pietra) in corrispondenza del quale vi sono delle chiuse, ideate e fatte costruire da Fra’ Giocondo. Altri due rami del Botteniga costeggiano le mura cittadine per immettersi poi, come i “cagnani“, nel fiume Sile che lambisce il lato sud del centro storico.

Il Cagnan Medio o canale dei Buranelli, è una delle più pittoresche diramazioni del Botteniga che caratterizzano il centro storico. Il toponimo si riferisce ad uno dei ponti che attraversa il corso d’acqua, detto appunto ponte dei Buranelli, nei pressi del quale si trova tuttora un edificio cinquecentesco un tempo dimora e magazzino di commercianti provenienti dall’isola lagunare veneziana di Burano.

Fontane

Già nel XIV secolo il poeta fiorentino Fazio degli Uberti, nel suo Dittamondo, cantava “le chiare fontane” di Treviso ed il “piacer d’amor che quivi è fino“. L’Abate Bailo, nella propria guida della città del 1872, loda la purezza delle acque di Treviso, al punto da scrivere: “quest’acque meritano che il forestier le gusti, né si dirà di conoscere Treviso, se non si sono gustate le sue acque[29].

Le trentatré fontane tutt’oggi presenti all’interno delle mura vennero installate, ad esclusione delle fontane di piazza S. Vito e piazza S. Leonardo e della particolare fontana delle Tette, per motivi di utilizzo domestico. Il rapporto con gli abitanti della via o della piazza era quotidiano e cadenzato dagli eventi legati allo svolgersi della giornata (pranzo, cena, pulizie…).

Tra le fontane della città si possono ricordare:

Ville venete

Facciata di Villa Manfrin detta “Margherita”

Le numerose ville venete schedate dall’IRVV nel comune di Treviso coprono un ampio arco temporale, dal XVII al XIX secolo. Particolarmente interessanti sono Ca’ Zenobio Alverà Ceccotto a Santa Bona e Villa Manfrin detta Margherita a Sant’Artemio.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Treviso

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